Giovan Battista Marino - Vita e opere

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    La vita

    Giovan Battista Marino nacque a Napoli nel 1569 e fu avviato dal padre agli studi legali, che però abbandonò a 20 anni per dedicarsi interamente all’attività letteraria. La pubblicazione nel 1602 a Venezia delle “Rime”, opera che ottenne vasti consensi e consacrò il talento eccezionale dell’autore, gli valse un impiego, dal 1604, presso il cardinale Aldobrandini: visse al seguito di questi a Ravenna, soggiornandovi due anni e entrando in contatto con gli ambienti letterari e artistici bolognesi. Passò quindi nel 1608 a Torino, presso la corte di Vittorio Emanuele I, per poi trasferirsi nel 1615 a Parigi da Maria de’ Medici e ottenere una lauta pensione che non comportava alcun obbligo cortigiano e gli dava la possibilità di dedicarsi alla revisione e pubblicazione delle numerose opere completate negli anni precedenti. Tornato a Napoli negli ultimi anni, condusse uno stile di vita dispendioso, socialmente animato e brillante: morì nel 1625 ricchissimo, osannato come poeta eccezionale e trattato da pari dalla nobiltà.

    I punti di forza

    La vita artistica di Marino ha dello straordinario: nell’arco di pochissimi anni il poeta fu infatti capace di passare dalla condizione di artista valido ma provinciale, all’esponente più ammirato, commentato e celebre della nuova scuola barocca italiana.
    Ciò fu dovuto a diversi fattori.
    Marino era anzitutto un maestro dell’ autopromozione: la sagace amministrazione delle proprie capacità, le profonde relazioni con gli intellettuali del tempo, la ricerca di consensi e di protezioni da parte di personaggi potenti gli permisero di attirare su di sé la polemica o il sostegno della classe dirigente del tempo.
    Egli fu inoltre in grado di rispondere con raro tempismo alle esigenze della civiltà che il nuovo secolo andava maturando: Marino percepì le modificazioni in atto, la crisi di ideali e di certezze, il senso di sfiducia e le spinte innovative che si stavano affermando e le fece proprie.

    Le opere e i temi

    Nell’opera “Lira” Marino racchiude numerose poesie amorose, encomiastiche e sacre, suddividendole per tema, metro ed argomento: questa catalogazione del reale è una modalità operativa inventata dallo stesso letterato con l’obiettivo di categorizzare, ordinare e meglio interpretare una realtà caotica e in costante evoluzione, che tende a sfuggire dalla comprensione della gente. Attraverso tale espediente è possibile per Marino ristabilire un rapporto tra le cose e capirle in profondità. I dodici “ Idilli mitologici e pastorali della Sampogna” hanno per oggetto altrettante esperienze erotiche tramandate dal mito e dalla letteratura. La “ Galeria” raccoglie una serie di componimenti poetici dedicati alla descrizione di quadri e sculture e si distingue per il carattere intellettualistico, raffinato ed elitario dei versi.
    L’opera più importante di Giovan Battista Marino è senza dubbio l’ “Adone”, un poema di più di 40.000 versi che tratta della favola mitologica degli amori di Venere e Adone, di cui già Ovidio aveva parlato nelle “ Metamorfosi” in soli 73 versi. L’opera si propone come una sorta di enciclopedia che esaurisce tutto il conoscibile, categorizzandolo e commentandolo: la voce del poeta vi emerge come parola amante della bellezza, dell’esotismo, della raffinatezza, della ricerca di opportunità che possano stimolare il piacere dei sensi. Ciò su cui si sofferma l’autore è la creazione e la fruizione della sensazione, fine a se stessa ed esaltata nella sua capacità di creare piacere.
     
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