Serie A - Mazzarri: “Sono l’allenatore giusto per l’Inter”

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    L’ex tecnico del Napoli pronuncia le sue prime parole da allenatore nerazzurro: “Sono fiducioso: conosco i miei metodi di lavoro. Credo di avere le caratteristiche giuste per allenare un club di questo tipo".

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    Finalmente il giorno della presentazione è arrivato. Mercoledì Walter Mazzarri è stato accolto da Massimo Moratti nei suoi uffici, ora è venuto il momento di prendere contatto con i giornalisti di Milano. Mazzarri è il nuovo allenatore dell’Inter: queste le sue prime parole da mister nerazzurro.

    “Non ho segreti, io credo di essere stato in questi 12 anni di carriera da professionista, un allenatore che ha basato la sua storia sul rispetto delle regole. I successi nel calcio partono da lontano: partono dalla cura dei dettagli. I ragazzi sono stati quelli che mi hanno conosciuto di più. A volte è andata bene, altre meno. Spesso le cose sono migliorate nel finale. Io credo che nel calcio attuale, al di là dei lavori tecnici bisogna essere preparati a livello fisico e mentale. L’allenamento per me è sacro, e lo dirò da subito. Sarà importante anche un lavoro mentale”.

    “Voglio precisare: Napoli è stata una scelta maturata dallo scorso anno fino alla fine di questa stagione. Dopo Napoli, avrei potuto anche rimanere fermo un anno. Ci sono state altre proposte, una di queste è stata l’Inter: mi sono sentito pronto, carico. Questa è stata la mia scelta. Un allenatore ha il dovere, nel rispetto della società, a far rendere i giocatori che ha a disposizione. La rosa dell’Inter non può essere, come rendimento, quella che ha concluso l’anno passato. Rispetto chi ha lavorato prima di me nell’Inter: io valuterò tutti i ragazzi che avrò a disposizione dall’8 luglio in poi. Voglio vedere la sopportazione al sacrificio: da lì farò le mie relazioni alla società”.

    “Le metafore di De Laurentiis? A volte fa delle battute venute bene altre no: ho fatto 4 anni bellissimi, ma come ogni matrimonio c’è un inizio e una fine… Nel calcio se mancano gli stimoli, lo ha detto anche Capello, ho reputato il momento di andare via. La parola “tradimento” non la accetto. Sono andato via per altri motivi…”

    “L’incontro con Moratti è stato positivo: non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato. Il presidente è un signore, nel comportarsi e nel parlare. Penso che anche lui abbia avuto una buona impressione. Mi ha spiegato perché ha voluto me, e io son contento perché penso di saper fare quello che vuole lui. L’Inter ha il dovere di tornare ad essere competitiva. E’ un concetto ampio: intanto i tifosi devono essere orgogliosi e vedere una squadra che combatte e non molla mai. Attraverso gioco e prestazioni arrivano i risultati, anche se il calcio non è una scienza esatta. L’Inter deve giocarsela con tutti e su ogni campo, e anche sul proprio campo, limitando le sconfitte”.

    “Questo sarà il mio 10° anno in Serie A. Credo di essere un allenatore ‘accentratore’, riferimento di tutti i collaboratori, di personalità. Mi assumo tutte le responsabilità di tutti i settori, il presidente cercava certe caratteristiche, e io penso di averle. Giuseppe Baresi rimane con me, è la storia di questa società; ho portato quelli che mi hanno accompagnato finora. Pondrelli (preparatore atletico), Frustalupi (secondo), Vigiani (collaboratore tecnico), Papale (preparatore portieri) saranno sul campo. Poi ci saranno altri osservatori esterni: Concina e Nitti, poi altri li valuteremo. Consulente tecnico sarà Giuseppe Santoro”.

    “Di calciomercato non parlo con la stampa. Voglio 22 giocatori in ritiro, più 4-5 ragazzi che li sostituiscano in allenamento. Molti di quelli che verranno in ritiro saranno molti che rimarranno. C’è un numero sufficiente per lavorare nel modo giusto”.

    “Sono attento ai giovani: il futuro delle società va in questo senso. La Primavera e il settore giovanile cercheranno di giocare con il modulo della prima squadra. Il ritiro di Pinzolo sarà prolungato perché bisogna credere nel lavoro, bisogna farlo in un certo modo. Abbiamo cambiato un pochino il programma: bisogna lavorare per 15 giorni in modo intenso”.

    “Kovacic è un ragazzo interessante, un talento giovane ma finché non li alleno preferisco non esprimermi troppo”.

    “Paragonato a Mourinho? Non ho mai pensato ai confronti. L’allenatore è come un artista, è a sé stante. Voglio lasciare un segno, voglio fare un lavoro importante. Qualche scaramuccia con Mourinho c’è stata, ma la stima rimane”.

    “Devo lavorare tanto sul convincimento, sull’autostima. L’annata è andata male e finita peggio. C’è il rischio che i ragazzi possano risentirne. Dobbiamo correre quanto e più degli altri, ma dobbiamo dare ai giocatori anche un’organizzazione che li tuteli”.

    “Ciclo? Non è una parola adeguata al calcio. Sono abituato a pensare che la prossima panchina può costarmi la panchina. Il progetto può evolversi. Io sono arrivato al Napoli, che era sest’ultimo in classifica: con quella squadra siamo arrivati in Europa League. Poi su quello si è potuto costruire. So quali sono i rischi di questa professione: bisogna fare subito bene”.

    “Con tutti i giocatori che ho allenato ho un rapporto ottimo. L’anima come si costruisce? Bisogna mettere la squadra prima di tutto. Oggi si pensa solo per l’Inter: l’interesse personale viene dopo. Questo è il primo concetto: se non si riesce a fare questo si potrebbe incorrere in annate negative”.

    “Sono fiducioso: conosco i miei metodi di lavoro. Credo di avere le caratteristiche giuste per allenare un club di questo tipo”.

    “I ragazzi che ho avuto li ringrazio tutti. Salutai i ragazzi del Napoli a Roma, commuovendomi. Ho detto loro che li chiamerò più, per rispetto del nuovo allenatore. Eventualmente avessi a livello tecnico delle valutazioni, non lo direi né a voi né a loro. Lo direi ai nostri direttori. Però non è questa la sede e il momento”.

    “Polemiche arbitrali? Da qualche anno non ne ho fatte più. L’ultima conferenza stampa mirata l’ho fatta dopo la Supercoppa di Pechino, perché quella era stata una partita particolare. Poi non ho mai commentato gli arbitri”.

    “Le valutazioni vanno fatte in baso a certi parametri: io per questo mi fido anche di voi giornalisti. Io non ho problemi a prendermi le responsabilità. Se sono venuto qui è perché voglio che questa squadra importante possa tornare ad essere decisiva”.

    “Difesa a tre? Ripartiamo da zero, senza parlare dell’anno scorso. Il mio modulo è consolidato, ma i meccanismi possono cambiare nel tempo. Alla Reggina ho fatto il 3-5-1-1, poi ho fatto il 3-4-3, oppure anche la difesa a quattro. Non ridurrei il tutto in ‘gioca a tre’. L’importante è che i giocatori e la rosa conoscano i codici, senza improvvisare”.

    “Gli esterni ci sono, possono fare il mio gioco. Ma poi sarà il campo a dare i suggerimenti giusti. Credo che la rosa attuale dell’Inter possa fare un buon campionato. Nagatomo è un ottimo giocatore, poi vi saprò dire di più”.

    “Età media della rosa alta? Se uno è vecchio nel calcio non può giocare, se uno è esperto e sa allenarsi a certi ritmi… Se inconsciamente hanno ancora la voglia di sacrificarsi questo sarà da valutare. Credo di conoscere i tasti giusti per smuovere i giocatori. Ci vuole la giusta miscela tra giovani ed esperti”.

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